Forse.

Sto pensando che forse dovrei smettere di leggere.

E’ una cosa che faccio da quando praticamente ho 5 anni, ed adesso di primavere e anche di inverni ne sono passati sul calendario. Ma ogni volta che leggo rimango incantata dalla storia e dalla trama, e mi stupisco di certe trovate quasi “teatrali” di alcuni scrittori.

Ma sopratutto invidio la loro tecnica, la scioltezza nelle descrizioni, il creare con le parole. Mi capita a volte di leggere un passo di un libro e vedermelo davanti come un’istantanea, preciso. Ci sono libri più descrittivi e libri più concettuali diciamo, ma la capacità di intrappolare il lettore e di fargli vedere la scena e sentire i sentimenti attraverso i suoi occhi penso sia un dono innato.

Trovo sempre una forma di disagio verso chi sa fare bene qualcosa, e a dir la verità una sorta di invidia generica.

E io dovrei smettere di leggere e di confrontarmi con esempi che non raggiungerò mai, e di invidiare le tecniche linguistiche e le scelte dei vocaboli che io non troverò mai. A volte ho la sensazione di avere un nodo creativo, più che un blocco.Ho paura che se si dovesse sciogliere non ci sarebbero parole sufficienti da utilizzare per esprimere tutti i concetti e le scene che ho dentro. Non è autopropaganda, penso che per tutti sia un pò cosi. Probabilmente gli scrittori, i musicisti, gli artisti in generale trovano una valvola di sfogo, riescono a interpretare il loro disagio con un quadro, una poesia, una scultura.

Possono sembrare concetti triti e banali ma penso sia fantastico che un’anima possa esprimersi in tante maniere diverse, creando un linguaggio che varia e cambia in base agli occhi che guardano e alle orecchie che ascoltano. Perchè il bello è questo, che il messaggio cambia per ogni persona. Ciò che vedo io in un quadro magari per un’altra persona è ridicolo.

Però allora dovrei smettere di ascoltare musica, di guardare film, di mangiare torte, di guardare quadri. Probabilmente dovrei andare in giro con i paraocchi e con i tappi nelle orecchie, perchè la cosiddetta arte è espressa anche nei mimi, nei writer, ma anche nei gioiellieri, negli orafi, nella commessa che allestisce la vetrina di Natale e poi la guarda soddisfatta e va a casa un pò più felice. Nel pescivendolo che sfiletta il pesce, nel fornaio che impasta venti tipi di pane diversi.

Non a caso qualsiasi lavoro, se fatto bene viene detto “ad arte”, anche se di artistico non ha nulla.

Forse la soluzione non è smettere di guardare o di ascoltare, ma semplicemente trovare la mia strada e il mio modo di esprimermi. Forse devo trovare lo “sciogli-nodi creativi”. Forse invece di invidiare chi fa qualcosa, devo cominciare a provarci anche io.

Forse dalla frase sopra devo togliere tutti i forse perché funzioni.