Fragili.

fiore chiusoHo saputo la notizia della morte di Chester, il cantante dei Linkin Park. Gruppo che mi ha accompagnato nella mia adolescenza, che ho sempre seguito e che ho visto all’autodromo di Monza poco più di un mese fa. Sono rimasta scioccata, oltre che a livello umano, anche dal fatto che..siamo fragili.

In una canzone diceva:

“I’m only a crack in this castle of glass”.

“Sono solo una crepa in questo castello di vetro”.

                                                          Castel of glass – Linkin Park

E’ vero, quanto poco basta per far crollare tutto, una piccola crepa che nasce dentro di noi e che è apparentemente insignificante, ma che con il passare del tempo acquista forza. Prendiamo delle botte e questa crepa si allarga sempre di più fino a divorarci.

Siamo fragili nel nostro essere unici e irripetibili.

A volte ci sentiamo soli perché ogni pensiero che facciamo è nostro, e per quanto esso possa essere condivisibile, non potrà mai essere chiaramente compreso da una mente o da un cuore altrui. E’ una riflessione triste, malinconica, ma ci fa sperare che nella nostra meravigliosa unicità si possa forse trovare chi magari non ci comprende ma ci completa, chi chiude con il suo essere le falle della nostra mente.

Ieri sera mi sono addormentata influenzata da questo avvenimento e ho sognato di morire. O meglio, ho realizzato che anche io posso morire. Nessuno è indenne da cadute, nessuno è immortale, nessuno è perfetto, nessuno può dire “a me non capiterà mai tutto questo”.

E la domanda da farsi è:

se dovessi morire ora, avrei realizzato almeno uno dei miei sogni? Avrei sfruttato al meglio le mie 24 ore? Avrei cambiato il mio mondo?

Io non so la vostra, ma la mia risposta è NO.

Quanto tempo sprecato, quante volte mi invento qualcosa per farlo passare più velocemente in attesa di un avvenimento che mi pare importante. Quanti minuti, ore, buttati via e non impiegati a migliorare quella che, dopotutto, è la nostra unica vita. Quanti trampolini mancati, quante partenze avvenute mentre io mi guardavo le scarpe, quanti rigori sbagliati, quanti anni noiosi trascorsi all’ombra di un’irrequietudine di vivere che non mi riesce di spiegare.

Quante cose non fatte, non dette, quanta paura, quanta solitudine, quanti sensi di colpa, quanti rimorsi, quanti rimpianti, quante urla, quante lacrime, quanti chilometri per nulla, quanti viaggi finiti ancor prima di iniziare, quante micro vendette inutili, quanto tempo sprecato ad esser triste, quanta vita sprecata a rimanere immobile.

IO ORA VOGLIO DI PIÚ.

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